La lingua della verità
In uno degli articoli dell'anno scorso qualcuno mi aveva chiesto di parlare delle lingue fantasy. E' un argomento che può creare problemi se usato per confondere il lettore. Ma perché no, se dosato può tornare utile all'ambientazione.
Io non sono Tolkien un linguista, ma provo a dare qualche consiglio generico. Se ti interessa creare una lingua (magari uno o due vocaboli), sarà utile considerare la seguente tabella.
7 consigli per creare lingue |
1) Chi parla questa lingua (specie). Alcune strutture fisiche permettono suoni differenti: una razza rettiloide potrebbe avere parole più sibilanti. |
A questo punto, dopo aver deciso se e quanto "parlato strano" utilizzare, vediamo cosa c'è da fare.
Prima di tutto sarà meglio individuare a quale epoca fa riferimento la vicenda fittizia. Vero che un fantasy spesso ha una storia differente da quella del mondo reale, ma comunque le basi della società fittizia dovrebbero potrebbero richiamare in qualche modo un'epoca reale. Di solito è il medioevo, ma ultimamente si usa anche rinascimento ed epoca vittoriana.
Il primo passaggio sarà studiare un po'. In realtà le ricerche sono due e devono andare in parallelo. Sarà utile informarsi su:
- Come dovrebbe parlare un personaggio di quei tempi, o di quel tipo, classe, categoria, sesso e quant'altro?
- Che linguaggio si aspetta il pubblico da un personaggio di quei tempi, o di quel tipo, classe, categoria, sesso e quant'altro?
Quello che si aspetta il pubblico è importante quanto la verità, quindi se le due questioni confliggono devi risolverle.
Come? Riportandoti a dati reali?
Se ad esempio il pubblico (composto da un buon numero di giocatori di D&D) pensa che un arco da guerra può essere usato anche da una ragazzina di 16 anni con destrezza alta, be', la cosa che puoi fare è far capire che questo NON è vero, mostrando una ragazzina che non riesce a tenderlo. O altrimenti ignorare direttamente chi ignora la regola e far usare gli archi da guerra solo da uomini di buona corporatura.
In linea di massima vale la stessa cosa per il parlato, anche se in questo caso (secondo me) è meno importante. Ho visto dei modi di parlare moderni nei libri di Steven Brust (ambientati, più o meno, nell'alto medioevo/rinascimento), e non mi sono dispiaciuti. Ma se avesse esagerato utilizzando termini come hype, computing o marketing mi avrebbe fatto perdere il filo della storia a causa della incongruenza.
La stessa cosa che mi ha fatto alzare le sopracciglia quando Geralt dà dello "psicanalista elfo" a un NPC in The Witcher. Non mi ha convinto molto.
Solo i folli leggono fantasy eydor. Parola di Yaevinn: lo psicanalista elfo.
Invece esistono parole accettabili come guerriglia. Nonostante sia un termine ragionevolmente moderno inventato da Richelieu, ce la vedo bene anche in epoche precedenti.
Dopotutto lo sviluppo di alcune scienze/tecniche potrebbero essersi sviluppate prima nella tua ambientazione, se la gestisci bene e sorpattutto se spieghi o lasci intendere come mai esistano degli psicologi così precoci.
Ma non c'è nessun problema a evitare del tutto queste terminologie di epoche successive rispetto alla storia (e bandire scienze che secondo te non stanno bene in quel periodo).
Il pubblico si potrebbe aspettare la parola OK da un personaggio del medioevo, ma non bisogna per forza soddisfarlo se questo è errato.
In pratica dovrai convincere il pubblico, non di una cosa fantasiosa, ma della verità. Dovrebbe essere più facile, no?
In realtà potresti addirittura inventare una parola alternativa all'ok. E usarla per la tua nuova lingua indecifrabile fantasy.
Ok?